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Brainwashed Primo Ascolto!
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Ludovica
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MessaggioInviato: Mar Feb 04, 2003 21:55 pm    Oggetto: Rispondi citando

Shocked OMISSIONE!!!
tra la mia lista ho dimenticato il white album sorry Cool
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Cristiano
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MessaggioInviato: Mar Feb 04, 2003 21:58 pm    Oggetto: Rispondi citando

Beware of ABKCO!, molto interessante... su vinile??

Dovrebbero essere i provini acustici di All things must pass, giusto? E' uno dei migliori bootleg in circolazione, per qualita' del suono e valore artistico ovviamente... !!

Per "svariati video " cosa intendi? E' noto che George preferiva stare nell'ombra , per cui dovresti avere cosucce interessanti..!!!


Ciao!! Cristiano
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Ludovica
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MessaggioInviato: Ven Mar 14, 2003 22:06 pm    Oggetto: Rispondi citando

Più di un mese fa si parlava di album,tra cd e vinili!
Prendiamo in considerazione Harrison con All things must pass e Brainwashed.
Due album meravigliosi...... il primo di un inizio di carriera fantastico, così luminoso; il secondo e ultimo è un saluto da parte del buon vecchio George.
La sua carriera da solista si può paragonare metaforicamente ad una giornata. Il suo amato giardino di FRIAR PARK visto di giorno in All things must pass e visto di notte in Brainwashed, lo testimoniano foto, copertine e interni di cd.
And you know, sunrise doesn't last all morning, cloudburst doesn't last all day and sunset doesn't last all evening. A very philosophical period!
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Runofthemill
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MessaggioInviato: Mar Feb 03, 2004 1:45 am    Oggetto: George Completo Rispondi citando

Ragazzi, visto che si parla di rarità di George mi intrometto. Io sono redattore di Dark Horse la rivista italiana ufficiale di Harrison...non è un vanto, ma solo simbolo del grande amore che ho per George...sono pieno di rarità su George: ad esempio la prova di George che compone Colliding Circles nel 1965 o Beautiful Girl suonata con la chitarra senza ancora aver composto il ritornello o, cosa stupenda, George che canta It don't come easy, senza contare George che prova run of the mill o video rarissimi tipo George che suona Any Road di fronte a tre amici indiani con la chitarra acustica...senza considerare le rarissime canzoni "in the first place" e "illusions"...che dirvi? se passate a roma incontriamoci e ne parliamo...
RIk
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Runofthemill
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MessaggioInviato: Mar Feb 03, 2004 15:29 pm    Oggetto: Recensione approfondita di Brainwashed apparsa su dark horse Rispondi citando

5. Brainwashed – looking for his life.

Non si sono ancora spenti gli echi londinesi del concerto di commemorazione e beneficenza in memoria dell'anniversario dalla morte di George e, come promesso, possiamo tutti ammirare sullo scaffale l'ultimo lavoro del nostro amato Beatle Tranquillo: l'emozione è intensa per questo splendido regalo che George ha voluto dedicarci, a conferma della generosità del suo cuore di uomo e di artista!
Non fu George a dire in The answer's at the end che "what's often in your heart, is the hardest thing to reach"? Probabilmente siamo abituati a dare per scontate cose decisamente eccezionali. Per questo, desidero fortemente, prima di tutto, sottolineare la delicatezza del pensiero che George ha voluto riservarci: il poter avere tra le mani non uno dei classici lavori "postumi" - spesso indelicatamente attribuiti ad artisti che non li hanno neppure voluti - ma l'ultimo disco di George Harrison…da lui voluto, è il caso di dirlo, fino ed oltre la morte!
La gioia provata è, perciò, fortissima, anche perché credo che nessuno di noi (io no per certo), appassionati amici (più che fan) di George, possa negare di non avere, in questi anni, desiderato fortemente di poter vivere un simile momento dall'ormai lontanissima uscita del bellissimo Cloud Nine.
Nel corso del quindicennio che separa Cloud Nine da Brainwashed sono sempre stato attento a cogliere eventuali segnali musicali di George; in questo atteggiamento interiore, nella costante speranza di poter acquistare un vero e proprio nuovo LP (come si chiamava una volta) da solista, ho seguito George nella sua meravigliosa parentesi musicale con i Travelling Wilburys prima ed ho accolto poi con entusiasmo l'uscita del bellissimo live in Japan, prodotto da George, nella sua rinnovata doppia identità di Spike e di Nelson Wilbury.
Ma poi, dal 1992, questi segnali musicali sono divenuti sempre più flebili e, così, nel costante tentativo di non adagiarmi nell'onnivora e vorace dimensione del gossip, ho continuato a cercare George in qualche brano inedito, soffermandomi sempre sulla lettera "H" degli scaffali di qualsiasi negozio di dischi che abbia bazzicato, per avventura o per scelta.
Eppure, i lavori erano sempre gli stessi: ristampe non venivano concesse dalle case discografiche e, se capitava di trovare George in qualche trafiletto di giornale, avveniva quasi sempre e soltanto per legarlo alla sorte dei Beatles, cosa che, per chi lo conosce bene, non poteva non suonare paradossale!
Prima dell'uscita della riedizione di All Things Must Pass - diciamocelo chiaramente - una persona che avesse voluto farsi un'idea di Harrison entrando in un negozio di dischi, avrebbe senz'altro avuto l'impressione di trovarsi di fronte ad un vecchio artista che, successivamente allo scioglimento dei Beatles, ebbe la ventura di pubblicare tre album fino al 1974. Nulla dei capolavori successivi. Nessuna ristampa dello splendido Live in Japan. Cloud Nine…? Mai esistito!
E bisogna dire che, dopo i clamori di Got My Mind Set On You, la produzione (purtroppo per George fallimentare) di Shangai Surprise e la contenuta esperienza dei Travelling Wilburys, fu triste per me, in mancanza di lavori discografici e di una fanzine splendida come questa, rivedere George solo dieci anni dopo, in occasione di quel drammatico attentato del 30 dicembre 1999 sul portone di Friar Park ad Henley-on-Thames: mi sentii come quando si apprende una triste notizia riguardante un caro amico che non senti da tempo.
Tuttavia, intorno al 1999 la mia appassionata ricerca di novità musicali, seppur limitata ad inediti, demo ed outtakes vari, fu supportata da un fenomeno nuovo e dirompente, come un fiume in piena! Internet, da molti stigmatizzato (e per motivi sicuramente legittimi e sociologicamente fondati), si cominciò a rivelare un'eccezionale fucina di informazioni ed un'embrionale stanza di incontro tra appassionati di George per preziosi scambi di informazioni.
Ebbene, in questo spazio la ricerca di "segnali di George" poté rianimarsi, e non soltanto per le informazioni che era possibile raccogliere, ma anche perché la condivisione dei brani musicali - sicuramente legittima e necessaria, in quanto non eseguita a scapito di prodotti in vendita - mi permise di caricare (lo preferisco all'abusatissimo "scaricare") brani musicali inediti, rari o rarissimi e di provare, così, l'emozione di ascoltare "vecchie novità".
Lavori spesso datati, d'accordo, ma il cui ascolto mi consentiva di provare l'emozione di una "prima volta", cui l'harrisoniano in me era ormai cronicamente disabituato, oltre che di cogliere il musicista e l'uomo George al di là delle solite vecchie fotografie, di qualche servizio su una possibile riunione dei Fab Four o di cattive notizie di vita vissuta.
E posso immaginare anche voi mentre, trovandoci in questo continuo stato d'animo di "fame di George" accadde quello che accadde nella recente estate del 2000.
Mentre la riedizione per il trentennale di All Things Must Pass e la connessa apertura del sito ufficiale di George diedero ragione all'importanza del "capolavoro" di mystic rock ed insieme, permettetemi di dirlo, dignità a George ed ai suoi ammiratori, mentre My Sweet Lord allietava le spiagge assolate ed i giovani e meno giovani riscoprivano la gioia di cantare la dolcezza del Signore, i nostri sorrisi si spensero.
Cosa è successo? Cosa ci fai qui su Novella 2000 George? (attendevo il mio turno dal barbiere al mare)…un altro emulo ha cercato di accoltellarti fuori dal portone di casa? Eh no…mangio letteralmente l'articolo e capisco che questa volta George era tornato ancora, ma per una ben più drammatica occasione…
Sapevo, sapevamo tutti e ben sapeva George che quello era l'inizio della fine ed, in fondo in fondo, mentre in un silenzio di preghiera attendevamo l'inevitabile, brillò, come dal fondo del cielo in una notte senza luna, una piccola candela…c'è una sua nuova canzone: Horse to the Water il titolo, RIP l'inesorabile ed autoironica casa produttrice.
E così capimmo, da quella famosa foto carpita con incredibile cinismo, che quell'uomo smagrito e sofferente non si era mai rassegnato alla fine, ma anzi, fedele al pensiero proclamato fin dalla giovinezza, stava lavorando per tutti noi; era spiritualmente ed artisticamente più vivo che mai!
La sua morte fu, perciò, la morte di Dark Horse accompagnata dalla colonna sonora di Horse to the Water. Ho (e forse posso permettermi di dire abbiamo) vissuto l'ultima canzone di George un po' come il suo testamento e tutti noi abbiamo sentito il cuore stringersi mentre ascoltavamo questa sua voce calda e bella, stagliata in primissimo piano, il suono della sua chitarra, analogamente ricco e profondo e, ancor di più, l'ultima fortissima esortazione della lirica (tradotta sulla nostra fanzine) al cambiamento interiore ed all'abbandono dell'ipocrisia, soprattutto verso noi stessi.
Eppure George non si era fermato neppure qui! Subito dopo il 29 novembre 2001 cominciarono a spargersi le voci di un'imminente uscita di Portrait of a leg-end, un lavoro che George pare che avesse fortemente voluto ed al quale aveva lavorato, predisponendo circa una ventina di brani.
La gioia ed il sentimento di attesa furono profondi. Non solo e non tanto per la pur comprensibile curiosità di "assaporare" come George aveva colmato la distanza artistica rispetto ai suoi ultimi lavori, ma soprattutto nell'ammirare la forza di volontà che aveva portato il nostro grande amico a non arrestarsi di fronte alle avversità, ad entusiasmarsi davanti al mistero della composizione musicale e, in definitiva, ad avere ancora molto e molto da dire!
E così ho - ed abbiamo - vissuto un'attesa lunga un anno, in cui George è stato più presente che mai, mentre Olivia preparava la doverosa ristampa di I, Me, Mine e Dhani era tutto dedito, insieme agli amici di sempre, a rifinire il lavoro musicale, seguendo (c'è da immaginarselo) gli ultimi appunti del Papà.
Abbiamo seguito con interesse e passione, poi, le voci sul cambio del titolo, sul ridimensionamento della track-list, fino a poter ascoltare su Internet le rarissime anteprime delle canzoni, per arrivare, finalmente, a quel sabato 16 novembre scorso in cui, dopo un rapido intrecciarsi di telefonate, mentre a Roma un vento fortissimo "was blowing away" i nostri sentimenti di gioia, ci siamo letteralmente scatapultati verso i negozi di dischi per acquistare, in leggero anticipo rispetto alla data ufficiale, l'"ultimo disco di George Harrison", con un entusiamo d'altri tempi.
Personalmente, devo dire che, una volta superato il momento dell'acquisto ho molto esitato ad ascoltare il lavoro di George, allo stesso modo in cui si sta attenti a consumare una prelibatezza culinaria, per evitare di non saperla gustare appieno: provavo un'emozione troppo forte, cui non ero abituato da tempo.
Tuttavia, superata questa rispettosa esitazione, devo dire che non ho praticamente più rimosso il CD da un lettore a disposizione, sia esso dell'ufficio, della casa o della macchina: George, certamente insieme ad Olivia e Dhani, ci ha regalato un'emozione grandissima, quella di poterlo ricordare nel migliore dei modi per un artista: ascoltando le sue canzoni. Questo è quello che George ha senza dubbio voluto e che si è realizzato.
*************
Ed ecco Brainwashed, un album bellissimo nella sua individualità. E' stato difficile per me poterlo ascoltare a prescindere da tutti gli altri lavori di George ed è per questo che, mentre il CD compiva i suoi primi giri sul lettore, mi sono chiesto: “dove eri rimasto George e che strada hai fatto nel frattempo?”.
Così, nel notare le distanze stilistiche da Cloud Nine e dagli altri lavori, sono stato immediatamente colpito dallo stile Horse to the Water, il brano che per un anno ha risuonato nella nostra mente accendendo sentimenti di tenerezza e forti emozioni era il nuovo George: la voce più bassa, calda, magnificamente nitida ed in primo piano, la slide guitar magnificamente suonata e dai toni morbidi, pastosi e "rotondi" mi hanno immediatamente colpito, come segno di una raggiunta grande maturità musicale e di intensità espressiva di George, che fanno del disco un lavoro decisamente meraviglioso e nel quale, a scapito delle note critiche che hanno colpito i vecchi lavori, nulla sembra essere lasciato al caso e tutto appare decisamente voluto e curato.
Dopo avergli dedicato moltissimi e piacevoli ascolti, sono pervenuto alla convinzione che Brainwashed non è solo l’album con cui George suggella un consolidato cambiamento musicale, ma è il lavoro in cui può notarsi una sublimazione dello stile di George sia dal punto di vista musicale che contenutistico: se, infatti, in Brainwashed George da un lato consolida le nuove passioni musicali che lo hanno appassionato negli anni ’90 con i Travelling Wilburys, d’altro canto sembra che nulla del “vecchio George” venga abbandonato o superato.
Ma procediamo con ordine. Il cambiamento verso il sound e lo stile dei Travelling Wilburys appare evidente sia nel clima americaneggiante di Any Road, sia nelle ballate di stile dylaniano (in Pisces Fish è forte il richiamo al brano Congratulation dei Travelling) sia, infine, in alcune citazioni musicali (ad esempio tra il preritornello di Brainwashed e l’introduzione di Handle With Care).
Inoltre, la passione di George per il vecchio rock’n’roll (ricordate il bellissimo ed appassionante concerto con Carl Perkins nel 1992) trova forma nella cover-track Between the Devil and the Deep Blue Sea, mentre il rock-blues che da sempre scorre nel sangue delle vene di George (il quale, fin da I dig love, scrisse brani importanti ed anche per noti bluesman quali Clapton e Moore) trova forma in Rocking Chair in Hawaii e, con inflessioni rock emulative di Cloud Nine, in P2 Vatican Blues (Last Saturday Night).
Questo per quanto riguarda il recente passato di George. Ma, come dicevo, il George anni ’70 e ’80 è ben presente in Brainwashed ed è stato per me davvero emozionante riconoscerlo tra le pieghe dei pezzi.
Tornando a Cloud Nine (inteso come album), oltre che nel già citato P2 Vatican Blues (Last Saturday Night), le sonorità del penultimo disco di George sono presenti in Rising Sun dove può ascoltarsi il mood di Someplace Else e dove l’arrangiamento richiama When We Was Fab, proprio nella parte in cui venivano offerte – con il suono staccato degli archi – citazioni beatlesiane; anche in Marwa Blues è richiamata la parte finale di When We Was Fab.
George, poi, guarda alla sua vita, recuperando il suono di bellissimi – e poco accessibili purtroppo – vecchi brani dei primi anni ’80. Richiami di Poor Little Girl sono presenti in Looking for my life, mentre il suono della stupenda Lay His head è presente nel ritornello di Run so Far.
E, viaggiando ancora più indietro nel tempo, George ritrova in Brainwashed il suono che fece suo nell’album (ingiustamente dimenticato) del “primo ritorno”, il George Harrison Album e da lì riprende le sonorità di Here Comes the Moon per Marwa Blues e per Never Get Over You (pur se vagamente) e di Soft Touch per la strofa di Run So Far, mentre è molto incisivo il parallelo tra Your Love is Forever e Never Get Over You. Il tutto, naturalmente, reinterpretato nel nuovo stile più presente e, oserei dire, aggressivo.
Indietreggiamo ancora nel tempo e, mentre affondiamo la nostra anima nel capolavoro Rising Sun e soffriamo e sorridiamo con George di fronte all’alba di una nuova speranza, si staglia dentro di noi il ricordo della struttura armonica di Beautiful Girl. Era il 1976 e George viveva un momento particolarmente gioioso.
Anche il George dei primi anni ’70 è richiamato e sublimato in Brainwashed. La struttura di Living in the Material World è, infatti, ripresa nel brano di chiusura Brainwshed che appare musicalmente bellissimo e nel quale George avvicina la sua voce al Roger Waters dei tempi migliori (quello di Pros and Cons of Hitch-Hicking per intenderci).
Ed infine, la struttura circolare strofa-ritornello-assolo di Dark Horse (inteso come brano dall'omologo LP del 1974) è presente nel pezzo Any Road così come qualche richiamo alle atmosfere gioiose della conclusione del brano Gone Troppo.
Una sublimazione musicale, quindi, per George, che recupera la sua tradizione di musicista fondendola in nuove atmosfere. Il vecchio si intreccia con il nuovo e, in un'incredibile omogeneità armonica, si legano stili differenti, strumenti inusitati (quali il banjulele), interventi di sapore indiano ed atmosfere di carattere tipicamente britannico ed americano. Il tutto cementato dalla vecchia fantastica slide guitar e da una voce vivissima ed intensissima: George mostra il "suo" stile, che lo ha reso a volte precursore di tanta musica contemporanea (è adesso normale ascoltare arrangiamenti in cui gli strumenti orientali si fondono con ritmi occidentali).
*************
Ma, se il recupero costruttivo delle proprie esperienze artistiche con Brainwashed è forte dal punto di vista strettamente musicale, esso è decisamente evidente con riguardo agli elementi contenutistici del lavoro: George riprende antiche tematiche, arricchendole con la forza della vita vissuta e della terribile esperienza della malattia.
Se volessimo sintetizzare Brainwashed dal punto di vista dei suoi significati, mi sentirei di legare istintivamente il disco ad All Things Must Pass. La ricerca di Dio e la trascendenza sono temi da sempre còlti da George, ma questa volta lo sono dietro il prisma dell'esperienza della malattia, il che rende il disco estremamente drammatico ma, nel contempo, vivissimo e prezioso!
Si tratta, anzi, della narrazione di un'esperienza di avvicinamento a Dio, sperimentata attraverso l'umiliazione e la sofferenza; un argomento importantissimo che porta con sé tutti gli altri temi toccati nelle liriche: il racconto del proprio passato avventuroso e ricco di esperienze, la descrizione, spesso ricca di lirismo, delle bellezze della natura, il ricordo dei propri cari e la critica nei confronti del materialismo e della superficialità che caratterizzano il nostro mondo. In tutto questo, George, appare più riflessivo, a volte amaro ed a volte ironico, ma mai drammatico, mai tragico, mai scoraggiato.
In ogni caso, non c'è spazio per circonlocuzioni: Brainwashed è retto dal filo comune della malattia di George: questa aurea di tristezza aleggia sempre e, d'altra parte, costituisce il tratto più vivo e vissuto del lavoro, il tema dal quale scaturisce l'urgenza del ricongiungimenti con Dio da parte dell'uomo e la necessità di non distinguere più troppo tra religione e religione.
La sofferenza e l'umiliazione personale vissuta da George sono presenti in tutto il disco, ricco di figure metaforiche, a volte profondamente liriche e tratte dal panorama verde ed uggioso dell'Inghilterra.
È bellissima, per esempio, l'immagine della catena della bicicletta arrotolata sulla corona e della ruota cigolante in Pisces Fish (back wheel of my bike begins to quiver / the chain is wrapped around the crank), che si giustappone al parallelo, riportato su Any Road, tra il tempo che impiega la ruota a girare e l'uomo ad accorgersi della sua finitezza (But oh Lord, we pay the price with a speen of a wheel…). Molto più cruda, invece, la consapevolezza di essere diventato quasi come un caso statistico nella valigetta di un medico, citato in Rising Sun (I was almost a statistic case inside a doctor's case).
E che George stia raccontando qualcosa di terribilmente nuovo per lui lo possiamo cogliere da un segno inequivocabile. in Brainwashed ricorre in ben tre diverse occasioni, volte un termine che, almeno a quanto mi possa ricordare, non appartiene al suo lessico: la parola è "stuck". Attaccato, incastrato, bloccato, mettiamola come ci pare, ma George non può fare a meno di esprimere con grande forza la paura e l'immobilità che si trova a vivere in qualità di malato e che lo porta a cercare con intensità Dio e ad aggrapparsi al bello della sua propria vita: gli affetti, la musica e la natura.
Troviamo questa "terribile" parola in primo luogo in Stuck inside a cloud, in cui è evidente il riferimento a Cloud Nine: quel "settimo cielo" raccontato nell'album del "secondo ritorno" è diventato ormai una prigione. La splendida canzone è, anzi, l'inno della sofferenza e dell'umiliazione provata da George che cerca di trovarvi il lato positivo, notando come almeno il contatto sensoriale con il mondo non è stato perduto (I could even lose my touch).
Ed ancora, nel drammatico monologo di Run So Far, George ripete di trovarsi "stuck here, trying to find a way". Ci sono riferimenti alla tristezza sofferta nell'anima, che George chiama "guitar" (come già fece in This guitar (can't keep from crying) e, ovviamente, a While my guitar gently weeps), mentre l'attacco "lonely days" richiama il brano Someplace Else, con la differenza che qui l'uscita non esiste…si può solo correre disperatamente tentando di fuggire dall'orrore del proprio corpo malato, scoprendo che è, purtroppo, impossibile (there's no escape / can only run so far).
La disperazione di George in entrambi i brani è grande perché da un lato in Run So Far non riesce a trovare la forza di affermare il suo pensiero (come aveva fatto in Any Road ma ancor prima in The Inner Light) secondo cui l'uscita esiste ma è dentro di sé (it's so far out, the way out is in) e dall'altro in Stuck Inside a Cloud non può fare a meno di gridare inascoltato il proprio dolore, senza riuscire a fare e trovare dentro se stesso quel silenzio che lui stesso aveva raccomandato in Pisces Fish ("you can only find [the Gods] in the deepest silence"), in Any Road (in cui la raccomandazione di "stop and stare" è anche un'indiretta citazione a That's the way it goes) e, ancor prima, in antiche canzoni quali The day the world gets 'round (su cui vedi l'articolo sull'ultimo numero di Dark Horse).
Ed infine, una terza volta ritorna il termine "stuck" in Looking For My Life, quando George osserva la sua vita e scopre il grande valore "didattico" della sofferenza (altro che diploma di maturità…I never got any G.C.E.'s) e dell'umiliazione (I only found it out when I was down upon my knees): George, infatti, sente drammaticamente il bisogno di implorare il perdono di Dio, in quanto lo stato di immobilità gli impedisce di ricercarlo nel modo in cui vorrebbe (oh Lord, I feel so stuck that I can't get to you).
Dunque è da questa forte e nuova constatazione del proprio stato di malattia, raccontata così drammaticamente, e dalla conseguente umiliazione che nascono le principali riflessioni di Brainwashed: lo sguardo al proprio passato, l'amore verso i propri cari, la natura e la musica, la ricerca di Dio e la critica verso la superficialità mondana.
Il passato di George è presente in Looking for my life. Similmente a quanto aveva cantato in Simply Shady (l’altra grande riflessione esplicita sul proprio passato), qui George comprende di aver incontrato il signore proprio grazie alla sofferenza e, chissà, forse George deve aver pensato che era proprio questo il prezzo da pagare per il proprio passato per la legge del Karma, come si era lui stesso preconizzato nell’ultima strofa del brano del 1974.
A tale proposito notiamo la bellissima frase di Pisces Fish in cui George - ritornando sulla legge degli opposti che indicano la divisione interiore e la limitatezza dell'uomo e che aveva usato in pezzi quali Old Brown Shoe) - afferma one half's going where the other half's just been, indicando gli errori del suo passato, gli errori di un uomo come tanti: un semplice pesce nella costellazione dei Pesci.
Il passato ritorna, inoltre, in Any Road, dove la metafora del viaggio compiuto dappertutto ed in ogni modo richiama quanto disse in Living in the Material World, dove George ricordava di aver troppo spesso abusato del suo corpo, trattandolo come una macchina (used my body like a car / taking me both near and far) e, naturalmente, nello stesso nome Travelling Wilburys.
Olivia, invece, è presente in Never Get Over You. Lei contrasta la malattia e diventa essa stessa una benefica malattia dalla quale è ormai impossibile riprendersi. Nel brano sono presenti gli echi di Dark Sweet Lady e dei tanti pezzi di amore scritti da George. Il pezzo è semplice, ma, se letto nel contesto della malattia, non può non farci provare emozioni di tenerezza, rievocativo com'è di una storia di amore così profonda e della vicinanza costante ed eroica di Olivia a George.
L’amore per la musica è, invece, indirettamente ricavabile dall'inclusione nel disco di pezzi come Between The Devil and The Deep Blue Sea, Marwa Blues e Rocking Chair in Hawaii. Pur rendendomi conto del fatto che i brani sono piuttosto estranei al Leitmotiv del disco, non si può non considerare il fatto che George sia cresciuto anche come rockabilly e bluesman. Con questi brani ha certamente voluto sublimare questo trascorso musicale così gioioso e spensierato: anche questo è, in fondo, è uno sguardo al proprio passato.
Per quanto riguarda l'incontro con la natura, George aveva dedicato sempre maggior attenzione (consideriamo Save The World) a questo tema ed anche in Brainwashed non viene meno questo spirito.
Personalmente sento fortissimo questo richiamo alla natura nelle atmosfere inglesi, esaltate dalla slide guitar, presenti in Pisces Fish e nella bellissima immagine bucolica del fiume che scorre nella propria anima; i difficili ordini impartiti ritmicamente dal navigatore ai canottieri che scivolano sul fiume richiama a George le difficoltà che si incontrano nel seguire la volontà di Dio: se Pisces Fish è un capolavoro, lo è proprio perché con questo brano George racconta la sua consapevole e serena ricerca di Dio attraverso le immagini semplici della natura e del mondo circostante, in un’atmosfera di bucolica semplicità e di uno straordinario lirismo.
Sicuramente, comunque, la natura come elemento risanatore e segno dell'esistenza di Dio che rigenera l'uomo è presente nel capolavoro del disco (si può dire?) che è Rising Sun. Seneca aveva affermato che "Nessun uomo è tanto vecchio da non poter sperare in un giorno di vita in più" ed è altresì noto che l'uomo che muore guarda verso il sole. Ebbene Rising Sun è commovente proprio perché esprime il sentimento "ossimorico" della gioia nel dolore e della speranza nella disperazione: così umano e fragile! Qui il forte lirismo e la rievocazione di Here Comes the Sun rendono il pezzo decisamente splendido.
La ricerca di Dio è, poi, l’altro tema prevalente di Brainwashed e, come abbiamo accennato, costituisce l'elemento che avvicina di più il disco ai primi lavori di George, anche se in questo caso essa scaturisce più dalla consapevolezza del proprio stato fisico che da meditazioni astratte.
Come sappiamo, la ricerca di Dio e la meditazione sono stati temi che hanno da sempre appassionato George, il quale, tuttavia, concluse le esperienze di All Things Must Pass e Living in the Material World, da Dark Horse limitava a tale argomento circa un solo brano per disco.
Con Brainwashed, invece, si torna, potrebbe dirsi, al George dell'album triplo e di Material World, proprio per il fatto che, la consapevolezza della malattia porta ad invocare l'urgenza di un ritorno definitivo al Signore che salva (oh Lord, I got to go back somehow to you dice in Looking For My Life) ed alla spiritualità e, cosa decisamente interessante, con un diverso spirito di ecumenismo e superamento delle religioni.
Sotto questo aspetto, è interessante notare come George non solo include la croce sulla copertina del disco, ma addirittura cita il Vangelo di Giovanni nella prima frase del ritornello di Brainwashed: George grida insieme a Giovanni Battista (voce di uno che grida nel deserto: a voice cries in the wilderness) "God God God". Ciò che George rifiuta non è il cattolicesimo, ma l'ipocrisia fatta di esteriorità (cfr. la terza strofa di Pisces Fish in cui il campanaro si aggroviglia nella corda come la catena della bicicletta sulla corona), fatta di tradimento dei principi mistici e materialismo (P2 Vatican Blues è infatti ispirato alla vicenda di Marcincus) e fatta di farisaismo (la ripulitura meccanica delle coscienze con un Padre Nostro e tre Ave Maria - one Our Father three Hail Marys / each saturday night).
Al contrario, la via indicata da George è quella della preghiera silenziosa e della contemplazione, rifiutando sia ogni tipo di formalismo o ipocrisia, sia le varie sciocchezze che il mondo costantemente addita come le cose importanti da seguire (the bullshit Avenue riportata nel pezzo - non a caso - di chiusura del disco e nel disegno autografo di George riportato nella terza di copertina del libretto del CD!) e che invece non fanno altro che distoglierci da questo grande compito che è affidato all'uomo saggio ma mortale.
Il Signore è un amico al quale George confida la limitatezza umana in Any Road (oh Lord we pay the price…) e che verrà comunque raggiunto da tutti gli uomini, proprio in quanto tutte le strade non possono che condurre a lui (any road will take you there) e vanno ricercate nell'interiorità (it's so far out, the way out is in) e nel proprio universo interiore (universe at play inside your DNA si afferma in Rising Sun ed è immediato il richiamo a The Inner Light ed alla interiorità, rispetto al quale la natura ed il mondo sono dei semplici mezzi).
Ma il tema della ricerca di Dio in contrapposizione alle illusioni umane (già additate con la frase…beware of Maya e con il brano Maya Love) trova una sintesi perfetta in Brainwashed, brano perfettamente inserito a conclusione del disco.
Il parallelo tra questo brano e Living in the Material World è chiarissimo. C'è la stessa struttura bipartita (una parte in stile rock sul "mondo materiale" ed una in stile indiano sul "cielo spirituale") e, inoltre, c'è l'esplicito richiamo alla luce spirituale (someone turned out the spiritual light) di Living. Tuttavia, i toni di Brainwashed pongono in termini ben più estremi e durissimi la contraddizione tra i due mondi.
Non c'è più l'ironia scherzosa e la critica "bonaria" cui spesso George era ricorso (ad es. in Devil's Radio), ma, tutto al contrario, in Brainwashed la critica alle bullshit seguite dal mondo è secca e tagliente e ce n'è per tutti: si va dalla scuola alla politica, dall'economia al mondo militare, dai mass media alla pubblicità ed alla tecnologia spersonificante.
George sente che il lavaggio del cervello sulle coscienze è stato ormai eseguito in questo mondo di plastica e materiale ed implora la salvezza Dio, gridandola a gran voce e spingendosi, per assurdo, fino al paradosso di invocare a Dio l'annullamento del libero arbitrio (wish that you'd brainwash us too) pur di ritornare a lui.
Eppure, in questo mondo che marcia sul viale delle stupidaggini dimentico del richiamo di Dio, è ancora più incisiva la forza mistica del Mantra indiano recitato da George e con il quale si chiude il disco: ben altra cosa rispetto a Living: qui la forza evocativa e drammatica è altissima e non può non scuotere dal di dentro l'anima dell'ascoltatore.
George chiude il disco cantando in indiano; elevandosi ed allontanandosi…il disco finisce nell'unico modo in cui doveva finire per essere un capolavoro!
Brainwashed, dunque, è un lavoro in cui George appare profondamente nella sua dimensione di uomo e musicista. E' un George che si sembra ormai guardare al mondo ed alla sua esperienza di vita passata con un sentimento complessivo e maturo. Consapevole della malattia non nasconde la sua paura, ma riesce a portare il suo messaggio sempre ricco di serenità e speranza: un George animato da uno spiritualismo consapevole.
Insomma, Brainwashed è un lavoro di George Harrison: il vero ultimo lavoro di George, che sintetizza, rende attuale e sublima un'intera esperienza artistica.
George guarda alla sua vita e lo fa non perdendo nulla, ma proprio nulla, di tutto il cammino percorso. Per questo si tratta di un grande lavoro, che meriterà e richiederà del tempo per poter essere, come immancabilmente lo sarà, apprezzato in tutta la sua completezza.
E noi non avremo fretta: sperando di poter ascoltare un giorno i brani esclusi, dedicheremo con affetto a George la nostra attenzione, le sue canzoni ci accompagneranno ancora e, grazie al suo messaggio indulgente ma fermo, potremo tenere sempre acceso un riflettore sui valori da seguire e sugli esempi da non imitare in questo mondo materiale…
…e intanto George, certamente sereno e felice, dal cielo spirituale canta - c'è da giurarlo - insieme a noi mentre entra nella leggenda del rock and roll!
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Lunik
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MessaggioInviato: Mar Feb 03, 2004 20:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

xè hai psotato due volte lo stesso commento su due aree diverse?
pio c'è confusione.... Rolling Eyes
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"sono una persona molto umile. Non voglio stare a tempo pieno nell'industria della musica, perchè sono un giardiniere. Pianto fiori e li guardo crescere. Non vado nei locali o alle feste. Sto a casa e guardo il fiume che scorre." George Harrison
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Runofthemill
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MessaggioInviato: Mar Feb 03, 2004 20:26 pm    Oggetto: Rispondi citando

perché mi sono reso conto che c'era un topic più confacente all'argomento da me trattato...e poi...come dicevano i saggi latini...repetita iuvant!!! Wink
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